Nella società attuale ci si preoccupa sempre di più del benessere e della salute. Questo può essere applicato sia alle persone, che all’ambiente e agli animali. Per questo motivo l’impiego di test su animali per le verifiche di sicurezza da parte dell’industria cosmetica ha subito negli anni una costante e progressiva limitazione, sino alla sua totale eliminazione. E per questo nascono marchi come “cruelty free“. Ricorda che se ti appassiona il mondo della cosmetica, con Esneca puoi formarti con il corso Post-Laurea in Dermatologia e Cosmetica.
Indice dei contenuti
Sperimentazione con animali e cosmetica
La sperimentazione sugli animali, conosciuta anche con il termine vivisezione, è una ricerca di qualsiasi tipo in cui sono utilizzati animali ai quali vengono provocate sofferenze sia fisiche sia psichiche. Solo il 30% degli esperimenti riguarda in qualche modo la medicina, la chirurgia e la psichiatria. Il restante 70% riguarda esperimenti per testare prodotti cosmetici, industriali e bellici.
Per prodotti cosmetici si intendono “le sostanze e le preparazioni, diverse dai medicinali, destinate a essere applicate sulle superfici esterne del corpo umano (epidermide, sistema pilifero e capelli, unghie, labbra, organi genitali esterni) oppure sui denti e sulle mucose della bocca allo scopo, esclusivo o prevalente, di pulirli, profumarli, modificarne l’aspetto, proteggerli, mantenerli in buono stato e correggere gli odori corporei”.
Secondo la PETA (People for the Ethical Treatment of Animals), la più grande organizzazione per i diritti degli animali, più di 100 milioni di animali in tutto il pianeta vengono utilizzati per testare prodotti di bellezza. Per la maggior parte di loro significa maltrattamento, tortura e morte e, per questo motivo, è intollerabile. Da questa problematica nascono i marchi come “cruelty free”, “vegan” o “non testato su animali”.
Normativa
L’11 marzo 2013 l’Unione Europea ha decretato il bando totale della sperimentazione animale a scopi cosmetici. O almeno questa è la teoria, perché esistono proroghe ed eccezioni. In questo momento, nell’Unione Europea, la vendita e la produzione di prodotti cosmetici è proibita sul suolo europeo se testati sugli animali. E qui sorge il problema: sebbene sia proibito sul suolo europeo, non è proibito altrove. Infatti, l’80% dei paesi al di fuori dell’UE continua a sperimentare con gli animali.
Vediamo ad esempio il caso della Cina, il più grande cliente europeo: anche se un prodotto cosmetico non può essere testato in Europa, il brand può ordinare a un paese extracomunitario di farlo. In realtà, le autorità cinesi richiedono ancora test sugli animali per i prodotti stranieri esportati. Ciò significa che se un brand cosmetico europeo viene esportato in Cina, deve essere testato su animali prima di commercializzarsi, anche se non si fa in Europa.
Cruelty free
L’industria cosmetica fin dall’inizio degli anni 90 si è attivata per trovare metodi di analisi alternativi a quelli animali. Lo scopo è quello di coordinare gli sforzi che l’industria cosmetica sta dedicando allo sviluppo, alla creazione e alla validazione di metodi innovativi, capaci di valutare la sicurezza sia degli ingredienti sia dei prodotti finiti in maniera uguale o superiore ai test animali. La priorità è sempre quella di tutelare la salute del consumatore. Come? Ricorrendo a metodi di valutazione di materie prime e cosmetici finiti capaci di offrire garanzie assolute da questo punto di vista.
Il test sul prodotto finito è vietato dalla legge e quindi è il test fatto sugli ingredienti a essere la discriminante tra prodotto “cruelty free” o meno. Per definire un cosmetico come cruelty-free significa che non deve essere testato sugli animali non soltanto il prodotto finito, bensì il prodotto in tutte le sue precedenti fasi di produzione, e quindi in tutte le sue componenti e le singole sostanze che lo compongono.
Cruelty free e Vegan
La definizione di cruelty free comprende solo la questione dei test su animali e non l’eventuale provenienza degli ingredienti usati. Per quanto infatti esenti da sperimentazioni sugli animali, molti cosmetici possono contenere pigmenti derivanti da insetti o derivati come miele e latte. Di conseguenza possiamo affermare che se vegan implica cruelty free, cruelty free non implica necessariamente vegan.
Etichettatura
La Commissione Europea ha decretato che la dichiarazione “Non Testato su Animali” attribuita a un cosmetico è da considerarsi “fuorviante e ingannevole”. Le diciture “Non testato su animali”, “Contro i test su animali”, “Testato clinicamente”, “Testato dermatologicamente”, non hanno alcuna importanza, perché per lo più indicano solo che il prodotto finito non è testato, ma questo, come abbiamo visto, vale per quasi tutte le ditte, e non è quindi una discriminante. Ciò che veramente importa è che i singoli ingredienti non siano testati su animali.
Proprio per ovviare a questo problema, l’attuale certificazione promossa dalla LAV (Lega Anti Vivisezione) in Italia prevede l’apposizione di un marchio, un coniglietto che salta con stelline. L’icona è definita come Standard Internazionale Non Testato su Animali.
Per fortuna, ci sono diverse marche “animal cruelty free”, anche se non tutte sono facilmente reperibili nei negozi fisici, almeno qui in Italia. Sul sito web di PETA è possibile verificare quali marche di cosmetici non praticano realmente la sperimentazione animale. Infatti vengono divisi in diverse categorie: aziende che vendono prodotti vegani, aziende che hanno la licenza per l’uso del logo cruelty free e aziende affiliate all’organizzazione stessa.